“Ravenna città di mare? “. Il punto interrogativo ci fu suggerito da Fabio Fiori al quale abbiamo chiesto di anticiparci qualcosa sulle Green talks. ECCOLO QUA! ‘Pianura liquida” scriveva Braudel negli anni Cinquanta… non immaginando forse che così come in Pianura Padana, le sue rive occidentali, e non solo, sarebbero diventate una unica città…periferia adriatica. E allora la sfida oggi, declinando per altro l’invito al “rammendo” di Renzo Piano, è proprio quella di lavorare non solo sul waterfront ma anche, almeno per me che racconto storie, sul watersoul…di cui mi permetto di dire c’è forse ancora più bisogno che di urbanistica, architettura ed economia. Perché i progetti e le opere non si realizzeranno appieno se chi vive lungo le rive non troverà o ritroverà una relazione sentimentale con il mare, con le pratiche del mare, con le esperienze del mare. Anche o forse soprattutto semplici, quelle del cammino e del nuoto lungo le rive del nostro mare quotidiano. Una foresta blu (e quella adriatica è spesso anche verde!) da proteggere, conoscere, vivere ogni giorno. Cosa significa questo per Ravenna? Ne parliamo e ci confrontiamo da più di dieci anni, anche pubblicamente con Predrag Matvejecic che amava Ravenna, come tanti altri intellettuali, di le robe di oggi. Come dissi allora io sogno un Canale Candiano funzionale non solo alle necessità portuali, indispensabili, ma anche a quelle civili, cioè percorribile a piedi o in bici e, perché no! anche navigabile, a remi o a vela dai bambini di tutte le età. Sogno una meravigliosa via d’acqua salata dove tuffarsi e nuotare, una via d’acqua salata che come in una installazione permanente di Chisto (al contrario!) non si fermi alla “strada ferrata” ma arrivi in Piazza del Popolo. Lì chi come me, e Matvejecic perché ne abbiamo parlato diverse volte, ama almeno lavarsi la faccia con l’acqua salata potremmo farlo. Allora potremmo dire “Ravenna città d’acqua!” aggiungendo anche salata!