Apprezzatissimo il nuovo percorso che porta sulla Vena del Gesso Romagnola dal versante ravennate

Muratori Massimo, qui accompagnato da Ciro Costa e da Daniele Albani, ancora una volta disponibilissimo ad effettuare l’utilissimo servizio scopa, è l’ultimo atleta classificato alla prima edizione del Gessi Wild Trail. L’atleta è giunto al Ristorante Al Parco di Casola Valsenio (da dove era partito alle 9.30) dopo aver percorso i 15.5 chilometri disegnati su un percorso che attraversava le emergenze naturalistiche più affascinanti della Vena del Gesso Romagnola, dal Monte Battagliola al sentiero delle Ginestre, da Sasso Letroso  alla bianca costa della Riva San Biagio lambendo la Grotta di Re Tiberio fino allo scenografico finale all’interno del parco di una bellissima villa Settecentesca (ma forse anche un po’ più antica) concessa gentilmente dal Conte Frignani di Faenza. Il suo cronometro si è ferato dopo 3 ore 6 minuti e 52 secondi.
La nostra cronaca inizia dall’ultimo, non per fare gli anticonformisti o per sottolineare la tradizione di Trail Romagna di tributare all’ultimo gli stessi onori del primo facendolo accompagnare nella ‘volata’ finale dal presidentissimo in persona, ma perché il fatto che l’atleta in possesso del pettorale 155 abbia percorso l’intero tracciato di gara in un determinato tempo è una delle poche certezze di questa rinnovata edizione del trail dei Gessi.
Il fatto è che… (continua)

poco dopo lo scoglio gessoso di Sasso Letroso qualche simpatico (cacciatore) non solo si è preso la briga di togliere le bandelle ma anche l’impegno di ricollocarle su un sentiero impervio che portava nel nulla. Ecco all’ora vagare tra rocce e castagneti esperti trail runners o cercare con lo sguardo un eventuale fuoristrada per raggiungere un gruppo di atleti lontani ma probabilmente sulla buona strada. O, per i più prudenti, tornare sui propri passi per cercare di capire dove stava l’inghippo.
È per questo che non siamo partiti dalla classifica ufficiale che comunque vede ai primi tre posti Paolo Morelli, Giulio Piana e Simone Laghi, ma al 5° e 6° posto, giunti assieme al traguardo, la coppia che prima del disguido tecnico conduceva con largo margine e cioè Alberto Felloni e Marco Spada, compagno di allenamento di Matteo Lucchese (che ha dato forfait all’ultimo), anche lui proveniente dal mondo del ciclismo a confermare che i pedali fanno bene alle corsa in salita!
In campo femminile l’episodio ha inciso un po’ meno nella classifica finale (nel senso che il buon Morini è riuscito a correre per tempo ai ripari ) che ha visto arrivare nell’ordine Giovanna Zoccoli, Maria Cristina Orlandi e Roberta Lorenzi ma che comprende nei primi posti (6a per la precisione) una ragazzina appena ventenne giunta in quel di Casola direttamente da Miami Beach, tale Victoria Sheffield. Una bellissima sorpresa che conferma al tempo stesso che il trail è uno sport giovane e femminile come sottolineano le oltre trenta partecipanti!
Grande prova di educazione civica, tolleranza e bontà d’animo da parte dei partecipanti che nonostante l’accaduto hanno accettato tutto di buon grado, senza prendersela con nessuno e sempre col sorriso sulle labbra, convinti di aver comunque trascorso una bellissima esperienza in natura e di aver goduto di panorami stupendi.
Educazione e tolleranza che non hanno avuto quei cacciatori ai quali probabilmente nessuno ha insegnato il rispetto per gli altri.
Con questo non vorrei attirarmi le ira della categoria. Ho detto ‘quei’. Conosciamo loro colleghi che rispettano la natura (e di conseguenza gli altri) più di molti pseudo-ecologisti, gente che conosce e quindi ama una grande varietà di piante e specie animali (cosa che purtroppo non viene più insegnata), gente che pulisce sentieri dove poi noi corriamo a piedi e in bici o che ripara un ponticello di legno prima che si muova la grande macchina burocratica dell’ente addetto, gente che ‘rispetta’ persino gli animali che caccia, selezionando la preda. Sembrerebbe una cosa paradossale ma conosco personaggi che sanno se una specie è in difficoltà e se così è si impegna attivamente per difenderla e ripopolarla, creando le condizioni più adatte fino l’allevamento in cattività. Ma di questi ai gessi non c’era traccia…
Tutto ciò per dire che non siamo contro a prescindere. La cosa che non capiamo è la convivenza tra caccia e Parco Naturale, zona dove il turismo è e va incentivato e dove soprattutto la domenica – giorno di apertura della caccia! – si cerca di portare sempre più persone, dalle famiglie agli sportivi che siano trekkers, bikers o runners, categorie che oggi rappresentano fortuitamente i maggiori fruitori del turismo ambientale. Domenica mattina lungo il percorso abbiamo incontrato proprio un gruppo di persone guidate dal nostro amico Francesco Rivola, che passeggiavano tranquillamente per raggiungere un agriturismo. Nel versante opposto al nostro invece i ragazzi di Riolo avevano organizzato una gara in MTB. A Casola noi con la nostra missione: portare a muoversi in natura sempre più persone, far conoscere a queste la bellezza delle nostre terre, ove possibile anche le tradizioni, un turismo ecologico a chilometri zero, un’impresa sostenibile che coinvolge centinaia e centinaia di persone.
Non vorremmo mai che ad una di queste un giorno succedesse qualcosa!