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In collaborazione con Trail Romagna

 

Carovana creativa sul Cammino di Dante

DA FIRENZE A RAVENNA   

22-25 luglio 2021

 

QUARTO GIORNO

25 luglio, ore 11

 

Raggiungo la carovana in centro a Ravenna, per gli ultimi cento metri del nostro pellegrinaggio. Ci riuniamo in via Mazzini, sotto lo stendardo di Ravenna Festival “Dedicato a Dante”, a pochi passi dalla cosiddetta casa di Francesca da Polenta. C’è il tempo per un omaggio veloce ai due sfortunati amanti, e si riprende il cammino. I Solisti Italiani ci danno sonagli e campanelle per far sentire il nostro passaggio alla città. Vedo Rebecca e Ruud suonare sorridenti, senza più quella ritrosia che notavi i primi giorni. Il cammino ha sciolto gli animi, ha accomunato come accomuna una scuola. L’aria ravennate è pesante; il cielo, per la prima volta in tre giorni, è ingombro di nuvole scure. San Francesco pullula di turisti e passanti; in mezzo alla piazza c’è una macchina ornata da un fiocco: un matrimonio. Passiamo sotto i cipressi della Zona del Silenzio, giriamo dietro il Quadrarco di Braccioforte e siamo lì, davanti all’ultima casa del poeta. Il cammino è finito. Qui non c’è lo sfarzo d’oro e di marmo fiorentino, l’aria pulita toscana, la luce già mediterranea. La tomba del Morigia è modesta, come sappiamo, incassata a ridosso del chiostro; l’umidità incolla i vestiti e le case parlano di provincia. Eppure – eppure questo tempietto è dignitoso, umile, ospitale. Gli è estraneo l’esibizionismo rinascimentale, gli è congeniale la meditazione bizantina. A Firenze tutto è meraviglia; qui ci si sente a casa. Mi chiamano a far parte dell’ultimo omaggio musicale. Giovanni mi appioppa un sonaglio e mi spinge del gruppo. Parte l’ultima festa. Zufoli, flauti, organetti per salutare il più grande italiano della storia. In pochi secondi si crea un capannello di turisti incuriositi; i cellulari escono dalle tasche, gli sguardi si incuriosiscono. Galvanizzati dal pubblico, i musicisti – e noi umili accompagnatori – ci facciamo prendere dal ritmo serrato delle cantate dei pastori. Ambrogio intona i primi endecasillabi. Vedo qualcuno fra il pubblico muovere le labbra come durante i concerti delle rockstar. Come nei secoli passati fra i pastori, anche oggi Dante è cosa pubblica. Un gruppo vacanze di ragazzini in maglia gialla, attratti dal frastuono, si avvicina e si mette a fischiare. “Se non fate l’ultima, noi non ce ne andiamo”, intonano, come allo stadio. Qualcuno grida: “Forza Ravenna!”. Zufoli, sonagli e cori da stadio davanti alla tomba di un poeta medievale: è una festa improvvisata e poetica, a suo modo. Sentiamo che è giusto.

 

E allora finiamo il nostro cammino con le uniche parole possibili, che ormai non sono più parole di un poeta, ma parole senza proprietà, parole di tutti, parole d’affetto civile. “L’amor che muove il sole e le altre stelle”.

 

 

Diario a cura di Iacopo Gardelli 

 

 

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