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Territori feriti da riscoprire

Nell’ambito di Romagna in Fiore, la rassegna di Ravenna Festival che a un anno di distanza dall’alluvione torna nei luoghi feriti per un momento di serenità e riflessione, Trail Romagna organizza una serie di percorsi guidati da Genius loci, capaci di raccontare un territorio straordinario nelle infinite sfumature storiche e naturalistiche. Le guide, insieme a personale di Trail Romagna, porteranno il pubblico ai luoghi dei concerti con largo anticipo, per gustare i sapori del territorio che meglio di ogni parola sintetizzano la cultura di un luogo.

 

Romagna in Fiore – Venerdì 10 maggio

In occasione di

VINICIO CAPOSSELA

con Don Antonio

Canzoni terrestri

Faenza, Castel Raniero (ex colonia)
Alla scoperta del territorio
Trekking guidato da Sandro Bassi
Ritrovo parcheggio Villa Rotonda

Partenza ore 14

Cammino 2 ore ca 5 km ca dislivello 200 m

N° chiuso 40 persone

Quota di partecipazione visita guidata € 5 a persona

Modalità di partecipazione: iscrizione OBBLIGATORIA QUI

Malgrado la bassa quota e la vicinanza alla città, la zona di Castel Raniero presenta aspetti naturalistici tutt’altro che secondari. E’ la tradizionale mèta di scampagnate dei faentini, da oltre 100 anni. Ne siamo assolutamente sicuri anche e soprattutto per via delle foto di Francesco Nonni, pittore e incisore liberty  – e molto altro – che dell’Olmatello (balcone panoramico a mezz’ora di cammino da Castel Raniero), dei suoi pini, dei sottostanti calanchi, delle ville ottocentesche e dei loro parchi ci ha lasciato bellissime foto: la più celebre è quella del 1907 con le due xilografe danesi venute a Faenza apposta per lavorare con Nonni e che quest’ultimo portò all’Olmatello per un pranzo sull’erba domenicale: le due ragazze sono vestite con i sottanoni e i cappelloni dell’epoca, hanno il cestino da cui spunta il cibo e il vino e sorridono meravigliosamente all’obbiettivo. Ma veniamo a noi. Si partirà dal parcheggio d’ingresso alla ben nota Villa Rotonda e dopo un chilometro di asfalto (inevitabile) sulla via Castel Raniero si arriverà a Villa Orestina dopo la quale si trova il sentiero che scende al fondovalle del modestissimo Rio Biscia. Qui c’è il primo di una serie di “boschetti”, piccoli e assediati dai campi, certo, ma di notevole interesse botanico oltre che di fascino relittuale. Furono studiati fin da metà Ottocento dal grande Lodovico Caldesi, “erborizzatore” e “cospiratore risorgimentale” e poi nel Novecento dall’altrettanto insigne Pietro Zangheri, che chiamò “ferrettizzati” i terreni su cui sorgono e che capì per primo come mai l’uomo li avesse risparmiati: nelle pendici più ripide e magari esposte a nord non valeva la pena dissodare e impiantare seminativi visto che il suolo era tendenzialmente acido (povero di calcio e magnesio); piuttosto, in qualche caso, conveniva trasformare gli originari querceti in castagneti – il castagno tollera bene suoli acidi – non pregiati e produttivi come a Marradi o a Palazzuolo, certo, ma in grado di spuntare un discreto prezzo sul mercato per via della precocità di fruttificazione (“primizie”) dovuta ovviamente alla bassa quota. E il bosco forse più bello è appunto quello della Colonia di Castel Raniero, piccolo (3 ettari appena) ma con roverelle, cerri, sorbi e carpini bianchi che dopo l’abbandono del castagneto (1978 l’ultimo anno di raccolta) hanno riconquistato l’ambiente che era il loro. Subito sopra c’è il prato del concerto, con, ai bordi, i cisti bianchi ora in piena fioritura e di una certa rarità in Romagna trattandosi di una specie mediterranea che appunto non si spinge più a nord della Pianura Padana. Sullo sfondo c’è l’imponente edificio della Colonia , costruita nel 1928 per i bambini “pellagrosi e scrofolosi” che avevano bisogno in teoria di sole e dell’aria pura di collina, in pratica di un vitto che molte famiglie dell’epoca non potevano garantire. Abbandonata nei primi anni ’80, la Colonia fu teatro, il 16 aprile 1984, di un concerto degli allora sconosciutissimi Litfiba. Ma intanto proseguiamo e, incredibilmente senza un metro di asfalto, arriviamo all’Olmatello per sentiero fra campi, frutteti (peschi, olivi e soprattutto vigne) e boschetti. Passeremo anche dal “bosco degli innamorati”, che conserva ancora un piccolo castagneto curato e coltivato, e dall’esemplare di roverella più grande (tronco con circonferenza di 4 metri e mezzo!) dell’intero territorio faentino. L’Olmatello è un terrazzo naturale, ancora con gli stessi pini fotografati da Nonni e con, sotto, il favoloso calanco di San Cristoforo, in realtà più “boscato” dei normali e classici calanchi proprio per l’apporto, dall’alto, di sabbie gialle che mitigano alquanto i fattori limitanti (aridità in primis) dei terreni argillosi.

Sandro Bassi

N.B. Il concerto inizia alle ore 17.30

Dalle ore 19 apriranno gli stand di Musica nelle Aie
A Castel Raniero sarà presente anche un punto ristoro gestito da Musica nelle Aie

 


 

Romagna in Fiore – Domenica 12 maggio

In occasione di

NERI MARCORE

Riolo Terme, Casetta del Vento (ex Golf Club)

Alla scoperta del territorio
Trekking guidato da Francesco Rivola
Ritrovo parcheggio esterno Casetta del Vento (ex Golf Club di Riolo Terme)

Partenza ore 9.30

Cammino 4 ore ca 14 km dislivello 550 m

N° chiuso 40 persone

Quota di partecipazione visita guidata € 5 a persona

Modalità di partecipazione: iscrizione OBBLIGATORIA QUI

Le colline che circondano Riolo Terme costituiscono un ambiente unico. Partiamo dal vecchio campo da golf salendo su uno stradello che raggiunge Cà del Vento, uno dei tre vecchi poderi che erano situati in cima al crinale sovrastante, da dove in poco tempo, lasciando la strada, si dipartono i sentieri che portano a quel luogo fantastico che sono le bocchette del Vento. Si apre allo sguardo la Vena del Gesso Romagnola, riconosciuta nel settembre 2023 come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, con le tre cime di Monte Mauro che la fanno da padrone. Continuando sui sentieri, si arriva ai crinali dei calanchi, le argille azzurre, come le definì Leonardo da Vinci, mentre a destra si apre la valle del Rio Ferrato, che continueremo a vedere dall’alto.

Ci si inoltra in un ambiente lunare – argille scavate dalle acque e pinnacoli sempre di argilla modellati dal vento – attraverso il quale poi superare due cime da cui ammirare tutta la bassa valle del Senio fino al fondo della pianura e, nei giorni di vela chiara, fino al mare.

Uscendo dai calanchi si entra nel Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola, pur rimanendone sui confini. Se nei calanchi domina un paesaggio arido e spoglio – eccettuate i colori e i profumi di maggio con il rosso delle fioriture di sulla e il giallo delle ginestre –, nella Vena del Gesso la natura cambia completamente lasciando il posto all’ombra dei boschi di carpino nero, orniello e roverella, con un sottobosco ricco di vegetazione, in particolare muschi e felci cui spicca la regina indiscussa, la Cheilanthes persica, una piccola felce che proprio nella Vena del Gesso trova il suo unico habitat in Italia. Camminando ancora un po’ in quota si prende il sentiero che comincia a scendere ai bordi del bosco, sotto le rupi di gesso, verso la vallata del Sintria.

Raggiunta la via Cò di Sasso, ancora poche centinaia di metri prima della sterrata sui calanchi che ci riporta in vetta da dove potremo ammirare, a sinistra, Monte Mauro con tutta la bellezza del rilievo gessoso – emergenza naturale unica dagli aspetti spettacolari – e, a destra, il crinale che da Cà del Vento arriva al Pollaiolo delimitato da bellissimi filari di cipressi. Si scende poi per risalire da un calanco coltivato, un paesaggio che ricorda le colline toscane e che Ivano Marescotti aveva scelto come scenario per il cortometraggio “Il mio ultimo giorno di guerra”. Lungo il bordo dell’area coltivata si raggiunge Limisano e ritornando quindi al punto di partenza.

 

N.B. Il concerto inizia alle ore 16

Per il pranzo sono presenti stand gastronomici

Cappelletti al ragù (parmigiano reggiano 36 mesi) € 9

Piadina € 5

Pranzo € 32 (Cappelletti;  Bavetta di manzo alla brace,  patate al burro chiarificato, rosmarino e sale rosa; Mousse al caffè ristretto, caramello salato e arachidi)