C’è chi corre per dimagrire, chi per vincere una sfida, chi  per superare sé stesso e chi, come noi di Trail Romagna lo fa per puro piacere.
Un piacere che aumenta in modo esponenziale se lo scenario attraversato è costituito da una serie di dipinti che si susseguono uno dopo l’altro come nel caso della 100 km del Tuscany Crossing che il 21 aprile ha visto tra i partenti un team Trail Romagna spartirsi le quattro meravigliose tappe (Gianluca Lanigra, Giovanni Trabalza, Alessandro Batani e Alessandro Fuschini), un atleta alla 15 (Andrea Gardelli) e l’amico Paride Gardelli impegnato nella 50 km Castiglion d’Orcia-Montalcino.
L’Agriturismo Terrapille, reso famoso dalle scene del “Gladiatore”, i cipressini di San Quirico ormai simbolo della Toscana nel mondo, il capolavoro romanico dell’Abazia di Sant’Antimo, i molini di Bagno Vignoni e le cascate di Vivo d’Orcia si sono presentati improvvisi allo sguardo dei nostri runner provocando un aumento della frequenza cardiaca e uno stop temporaneo del cronometro che nulla hanno a che fare con la performance sportiva. Soste obbligate per cercare, di fronte a tanta bellezza, di assorbirne le positive vibrazioni, capaci di trasformare l’emozione in energia vitale, di farti sentire come non mai tutt’uno con la Natura.
Certo il clima infuocato della giornata e i complessivi 3000 metri ed oltre di dislivello – principalmente sul peso dell’ultimo frazionista – hanno lasciato traccia. Ma chi corre sa che prima o poi deve fare i conti con la fatica sportiva, un pegno che da sapore all’avventura e senso  di ‘impresa’, un’esperienza che ti fa salire qualche gradino più in su, un segno che più profondo è più traccia i tuoi ricordi.
Tornando al ‘manuale’ tecnico di running, questo descrive alcuni tipi di fatica sportiva: mentale, da deplezione di glicogeno, traumatica, idrica e lattacida.
Sicuramente l’ultramaratoneta Paride avrà avuto importanti cali di glicogeno, l’eroico Gianluca si è trovato a convivere con problemi traumatici che i saliscendi non hanno certo attenuato, Fusco ha combattuto contro la disidratazione e un po’ tutti con l’acido lattico…ma nessuno, nemmeno i più provati hanno percepito, nemmeno per un istante, la fatica mentale perché, come ha risposto Stephanie Manivoz, prima classificata nella 50 km il Tuscany Crossing “is like running in a painting”.

 

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